15 Dicembre 2015
Renata Targetti Lenti (Università degli Studi di Pavia)
Rivista di Politica Economica
“Scacco matto all’Occidente” è un romanzo di “fanta-economia e fanta-politica” molto avvincente. La sua lettura mostra quanto labili siano i confini tra realtà e finzione a causa del crescente grado di sofisticazione di finanza, economia e politica. Nell’introduzione l'autore sintetizza la principale caratteristica del lavoro, che ne costituisce il tratto originale. Se i legami tra politica, finanza e criminalità organizzata vi sono rappresentati in chiave di romanzo, in realtà tutti gli eventi, le persone, i problemi ed i luoghi dell’azione (che si sviluppano in quattro continenti) sono raccontati così come Antonio Maria Costa li ha vissuti. Eventi reali sono tuttavia “trasformati”, nel romanzo, in un vero e proprio “thriller”, nel quale le vicende narrate si intrecciano dando vita ad una storia avvincente e molto ben costruita, che coinvolge il lettore attento ai temi della geopolitica internazionale. Il racconto è solo apparentemente frutto della fantasia, ma nella realtà è il risultato delle numerose, multiformi esperienze vissute dall’autore in quarant’anni di impegno nell’economia e nella politica internazionale. E’ anche l’esito di studi approfonditi dei meccanismi militari, economici e strategici che sottostanno ai processi geopolitici globali.
I cambiamenti geopolitici degli ultimi decenni vengono descritti con un linguaggio brillante ed “intrigante”: il risultato è che il lettore resta avvinto dal racconto, anche perché si rende conto del fatto che di molti degli eventi narrati, che appaiono il risultato di intrighi nazionali o internazionali, l’autore è stato davvero spettatore in ragione degli incarichi che ha assunto in numerose istituzioni internazionali. Economista formatosi a Torino, Mosca e Berkeley, direttore del “Journal of Policy Modeling”, Antonio Maria Costa ha infatti ricoperto per oltre quattro decenni ruoli di vertice: dal 1969 al 1983 è stato “senior economist” presso il Dipartimento degli Affari economici e sociali delle Nazioni Unite a New York. Successivamente è stato sotto-segretario generale presso l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) a Parigi, direttore generale per l’economia e la finanza della Commissione dell’Unione Europea (UE) a Bruxelles, segretario generale della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) a Londra. Dal 2002 al 2010 Costa ha diretto l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (UNODC) con sede a Vienna.
L’ ultimo incarico ha lasciato in lui una traccia profonda. La conoscenza diretta della criminalità internazionale, dei meccanismi del riciclaggio e degli interessi che promuovono la legalizzazione della droga si è tradotta nelle vicende descritte dal romanzo. Sfondo degli eventi narrati sono la corruzione, l’ "economia del crimine", nonché il “comportamento semi-criminale” delle banche. La globalizzazione, reale e finanziaria, costituisce poi, con i suoi molteplici aspetti positivi e negativi, il collegamento tra le diverse parti del romanzo (Ruiz Estrada, 2015). La crescita della corruzione pubblica e privata, gli scandali finanziari, la manipolazione dei prezzi, i vincoli all’azione dei governi connessi all’esistenza di poteri illegali come la mafia e le organizzazioni criminali che controllano il narcotraffico costituiscono le esternalità negative del processo di integrazione internazionale: fattori spesso nascosti, ma determinanti, degli eventi che si verificano nell’economia mondiale. I “media” non sempre sono idonei a registrare eventi estremamente complessi e spesso di difficile interpretazione, come quelli legati all’economia illegale, e tendono anzi a fornirne una rappresentazione insufficiente. Per questo Costa ha avvertito la necessità di narrare gli eventi che si nascondono “dietro” la notizia.
La prima, parziale, stesura di “Scacco matto all’Occidente” è iniziata un quarto di secolo fa, nei primi anni '90. A quel tempo tre eventi modificarono irreversibilmente il contesto internazionale: il crollo dell’URSS, la riunificazione della Germania, il progetto della moneta unica europea. Appunti presi da Costa su questi tre accadimenti durante consultazioni riservate hanno fornito una parte del materiale successivamente utilizzato per la stesura del romanzo. Ne è nata una rappresentazione “di fantasia” degli affari internazionali, che tuttavia non ha perso nulla della propria attualità. Alla fine degli anni '90, nel ruolo di segretario generale della BERS, Costa ha ricoperto una posizione ideale per comprendere la comune origine delle crisi finanziarie, vale a dire: “la negligenza dei governi, il fallimento della regolamentazione e l’avidità dei banchieri” (Spannau, 2015). Queste tre componenti sono, secondo l’autore, all’origine degli eventi che hanno avuto effetti devastanti sulle economie dei paesi occidentali, con gravi ripercussioni di natura economica, politica e sociale.
La conclusione del romanzo, ricca di rivelazioni, è stata scritta più tardi, quando Costa era diventato direttore generale dell'Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine a Vienna. Il titolo del volume è stato modificato nel corso del tempo, mentre il sottotitolo della versione originale “From fiction to reality” è rimasto la costante che caratterizza il romanzo. Il titolo sintetizza i due temi che fanno da sfondo alla narrazione: da una parte il vincitore prende tutto, e quindi dà “scaccomatto” agli avversari, dall’altra vincitori e vinti si alternano nell’arena dell’economia e della politica internazionale come in un movimento pendolare. L'unica parte di “Scacco matto all’Occidente” che non riflette eventi vissuti personalmente è "lo scontro bellico che mette fine all’intrigo nucleare” (Costa, 2015, p.522). La battaglia aerea che vi si svolge è infatti descritta sulla base dei piani tattici progettati dai piloti di jet da combattimento della NATO.
Le vicende narrate nel romanzo hanno come evento iniziale un'inchiesta su un traffico di armi e su operazioni finanziarie sospette in Europa condotta dal protagonista Pierre Bosco, giornalista franco-italiano, della rete televisiva ENN (pseudonimo della ben nota CNN) e alter ego dell' autore. Pierre Bosco, nel corso della propria inchiesta, finisce con lo svelare meccanismi che vanno ben oltre ciò che appare al grande pubblico. In particolare mette a nudo le motivazioni reali di natura sociale, politica ed economica che hanno portato alla crisi finanziaria del 2008. L'indagine, che si sviluppa a 360 gradi, ha come obiettivo quello di scoprire e rivelare le verità "nascoste" che si celano dietro la "notizia" pubblicata. Se l’opinione pubblica mondiale viene infatti informata attraverso i social media, i tweets e le inchieste coraggiose trasmesse dalla ENN, Bosco ha accesso privilegiato ai luoghi dove si esercita il potere mondiale: dalla BCE alla Commissione di Bruxelles, dall' Eliseo al Parlamento Europeo, dalla Cancelleria tedesca alla Casa Bianca, dal palazzo del governo di Riyad al Giardino dei Giardini a Pechino. Attraverso i colloqui riservati registrati dal giornalista il lettore può quindi osservare i “grandi” della terra (immaginari ma molto verosimili), ascoltare senza interferenze le loro argomentazioni e cercare di comprendere le loro reali motivazioni.
La coraggiosa, e via via più complessa, inchiesta di Bosco è costellata da una misteriosa scia di sangue. Che cosa ha quindi scoperto il giornalista di così scottante da essere colpito negli affetti più cari diventando a sua volta vittima di attentati e ricatti? Gli episodi misteriosi si susseguono, il protagonista sfugge a misteriosi attentati, i suicidi/omicidi succedono a incidenti stradali o aerei. Le spiegazioni sono sempre parziali: non esiste un unico colpevole, mentre numerose e complesse sono le forze criminali in azione. Bosco condivide poi con Martha i giudizi sull' Europa e, più in generale, sul sistema geopolitico internazionale. Martha, la compagna di Bosco, è una ricercatrice nata nella ex Germania dell'Est. Un altro personaggio è l’americano Scottie, che considera Bosco l'unico giornalista onesto, mentre Domingo il portiere portoghese dell’albergo dove Bosco vive e che gli fornisce le informazioni. Domingo e Martha muoiono in un’attentato durante l’inchiesta. L'azione si allarga dalle conseguenze delle dispute territoriali tedesco-sovietiche per il controllo dell’Ucraina alla crescente rivalità tra Usa e Cina per il controllo dell’area asiatica.
Il romanzo si articola in un prologo e in cinque parti: la crisi (capitoli 1-5), l'euro (capitoli 6-13), la bomba (capitoli 14-20), la mente (capitoli 21-27), e la vendetta (capitoli 28 -30). I principali problemi dell’economia contemporanea sono a loro volta trattati in sequenza logica (Estrada, 2015): (i) il declino della supremazia militare ed economica degli Stati Uniti; (ii) lo spostamento del potere dal vecchio sistema coloniale ai nuovi poteri della Cina, della Corea, delle “tigri” dell' Estremo Oriente e del Giappone; (iii) l'aggressività post-comunista della Russia ed il ritorno dello storico antagonismo tra Occidente e Oriente; (iv) la sistematica, diffusa corruzione nei settori, pubblici e privati, che sono maggiormente esposti al potere finanziario e sono privi di regole, dove il riferimento è ai sistemi bancari europeo e americano ed alla crisi finanziaria a questi riconducibile; (v) il crescente ruolo della Cina come superpotenza protagonista di un nuovo ordine economico internazionale basato su un surplus commerciale stabile e su una valuta, lo yuan, sempre più forte a livello “globale”, che nel lungo periodo indebolirà progressivamente la supremazia finanziaria delle tradizionali valute forti come l'euro, il dollaro statunitense e lo yen. E’ proprio di questi giorni l’entrata dello yuan nel paniere di monete che compongono i diritti speciali di prelievo (SDR).
Se la finanza è la versione moderna della guerra (Braga de Macedo, 2015), si può affermare che le grandi potenze sono in guerra tra di loro. I governi, infatti, non vogliono introdurre regolamentazioni nei settori forti dell’economia per timore di perdere il loro sostegno, anche quello finanziario. Nonostante i loro crimini, i banchieri sono a loro volta troppo grandi per fallire (too big to fail or jail) o per essere incriminati (Spannaus, 2015). Pierre Bosco osserva a questo proposito che “c’è qualcosa di profondamente sbagliato con la cultura bancaria in generale.... piena com’è di furti, speculazione, frode, usura e il gioco d’azzardo con i soldi degli altri” (Spannaus, 2015). Proprio le diverse lobby finanziarie ed il sistema bancario sono riusciti ad indebolire l’efficacia delle riforme. In Europa i requisiti di capitalizzazione che avrebbero dovuto scoraggiare i comportamenti rischiosi, infatti, sono stati introdotti solo parzialmente, mentre negli Stati Uniti la prevista separazione delle operazioni bancarie commerciali da quelle speculative viene attuata in misura molto limitata. Invece di esercitare il tradizionale ruolo di intermediazione tra i soggetti che risparmiano e quelli che investono, quella bancaria è quindi diventata prevalentemente un’attività di speculazione finanziaria che spesso sfocia nella frode.
La crisi finanziaria è stata in larga misura alimentata dalla collusione tra sistema bancario e criminalità organizzata. Illuminanti, a questo proposito, sono le dichiarazioni rilasciate da Costa in diverse interviste successive all’uscita del libro. Costa osserva che la deregolamentazione consente oggi pratiche finanziarie scorrette: la conseguenza è che le banche sono impegnate nella manipolazione del tasso di interesse, in manovre speculative sul cambio, nel riciclaggio di denaro, in fatturazioni gonfiate a fini di evasione fiscale, nella promozione di titoli “tossici”, ed infine nell’usura e nel gioco d'azzardo. Oggi è molto più facile investire all'estero, acquistare buoni del tesoro, comprare aziende ed accerchiare il nemico non con le armi, ma con i fondi, le esportazioni e la tecnologia. In una intervista alla rivista austriaca Profil (gennaio 2009) Costa osservava come nel corso del 2008, i proventi della criminalità organizzata fossero stati stati l'unico capitale d' investimento liquido a disposizione di alcune banche sull'orlo del collasso. Questa affermazione è stata ribadita in un’altra intervista rilasciata nel 2012 alla rivista “Transatlantico” (Spannaus, 2012) “Un significativo afflusso di liquidità proveniente dal traffico di narcotici contribuì al salvataggio del sistema bancario dopo la chiusura del Mercato interbancario della moneta, il “London Inter Bank Market”. In seguito al fallimento di Lehman Brothers il 15 settembre 2008, il cosiddetto mercato interbancario (attraverso il quale gli istituti si riforniscono reciprocamente di denaro) si era infatti trovato improvvisamente privo di liquidità. La criminalità organizzata, nell'ultimo quarto di secolo, ha conquistato imprese e governi, parlamenti, eserciti e nazioni ed è diventata il maggiore vincitore della globalizzazione, raggiungendo dimensioni macro-economiche (Costa, 2015) così che le organizzazioni criminali rappresentano oggi uno dei principali ostacoli alla pace e alla sicurezza. Si è inoltre verificata una trasformazione della natura dei crimini commessi: da crimini tipicamente locali si è arrivati ad intraprendere attività “globali” come il riciclaggio di denaro a livello internazionale, il traffico di rifiuti tossici, la distruzione dell’ambiente.
A livello mondiale lo scontro è quindi, oggi, tra legalità e crimine. I veri nemici degli Stati occidentali, nell’attuale ordine mondiale, non sono infatti gli Stati tradizionali come Russia e Cina. Sono invece la criminalità organizzata, la finanza senza scrupoli e, più recentemente, uno Stato senza confini territoriali come l’ISIS. Questi non-Stati operano ed esercitano il proprio potere negli spazi lasciati liberi da un sistema politico imperfetto. “Delle organizzazioni criminali è ben rappresentato il traffico di armi che prospera ai margini del defunto impero sovietico, nelle zone dalle quali la Russia si è ufficialmente ritirata ma in cui mantiene insediamenti militari essenziali, necessariamente occultati alla legalità internazionale” (Ranci, 2015, p. 576). Nelle zone di fatto prive di uno Stato sovrano prospera il traffico di droga e di armi e si promuove il terrorismo internazionale alimentando la “criminalità dei colletti bianchi”, che non è meno pericolosa.
Le domande che il libro solleva sono numerose e tutte di vitale importanza: i) nessuno in Europa ama l'euro, ma tutti ne hanno bisogno. È solo una moneta comune, un passo verso una maggiore integrazione europea, o sarà invece l’euro a provocare la disintegrazione dell'Europa?: ii) la Germania è diventata l’economia dominante dell'Unione Europea. Sarà la Germania a salvare l'Europa oppure finirà per distruggerla per la terza volta in un secolo?; iii) neo-imperialismo russo e ascesa globale della Cina stanno riallineando il potere nel mondo; possono l'Europa e gli Stati Uniti mantenere l’egemonia dell’economia internazionale?
Il protagonista è profondamente convinto che l’Europa debba restare unita per mantenere una posizione di rilievo nei confronti della Russia, della Cina e degli Stati Uniti. Questa è una condizione indispensabile per il mantenimento degli equilibri geopolitici ed economici planetari. Sono due le motivazioni che determinano l’atteggiamento del protagonista verso l’Europa. La prima è personale: la sua famiglia ha sofferto terribilmente durante la Seconda Guerra Mondiale e lui è cresciuto convinto che la pace sul continente sia possibile solo attraverso una fusione degli Stati nazionali europei in una federazione continentale. Il secondo motivo è strategico: il protagonista si rende cioè conto che solo le grandi potenze possono affrontare con successo la globalizzazione. Per raggiungere un posizione di rilevanza globale l’Europa si deve quindi unire acquisendo forza politica, finanziaria e militare adeguata nei confronti della Russia, della Cina e degli Usa. Il progetto originario dell’UE contemplava il perseguimento dell’unificazione politica attraverso la via economica (unione doganale, mercato comune, moneta comune, ecc.). Non è, quello immaginato, un processo ideale anche se, in ogni caso, rappresenta un progresso rispetto alle guerre del ‘900. Tuttavia, invece di perseguire la coesione continentale, i Paesi europei continuano a inseguire, dentro l’UE, i propri obiettivi nazionali.
Come ha sottolineato Costa in una recente intervista a “Transatlantico” (Spannaus, 2015), “Per la Francia l’Europa unita è il modo migliore di limitare la Germania. La Germania ha bisogno dell’Ue per consolidare la propria superiorità sul continente. Per i paesi meridionali l’Ue è il modo migliore di trasferire il conto per i loro problemi finanziari. Per l’Europa orientale l’Ue è una polizza d’assicurazione contro la Russia. Per i britannici, integrati come sono nel mercato europeo ma separati dalla moneta, l’Ue è un altro modo di dimostrare la propria natura insulare. Con queste fondamenta deboli, il processo di integrazione si è arrestato: il mercato unico non è mai stato realizzato appieno, l’unione monetaria non è stata accompagnata dall’unione fiscale, una politica comune della difesa non è stata creata, i paesi conducono la politica estera a seconda dei principi nazionali. L’incompetenza incurabile delle istituzioni europee (Commissione e Parlamento) e le crisi finanziarie (seguite da condizioni di disoccupazione e da depressione economica) hanno reso la gente disillusa. A questo punto, storicamente, qualsiasi tentativo di promuovere ancora il concetto dell’USE sarà un disastro”.
Anche il protagonista del romanzo Pierre Bosco, in parallelo agli eventi narrati, modifica gradualmente la propria visione dell’Europa. Dapprima crede nella necessità di un’integrazione stretta in linea con l’idea degli “Stati Uniti d’Europa”, poi approda ad un approccio meno ambizioso e più realistico, “l’Unione delle Nazioni Europee”, il cui coordinamento sia assicurato dal Consiglio dei Ministri. La spinta verso una maggiore integrazione politica potrebbe riprendere, forse, come conseguenza della crescita delle minacce esterne. L’UE è stata infatti progettata per evitare in futuro le catastrofi che hanno caratterizzato il ‘900 e la crisi attuale ha dimostrato come i paesi forti (quelli nordici) ed anche i paesi deboli (quelli mediterranei) abbiano bisogno gli uni degli altri: tra questi due gruppi di Paesi la Germania ha assunto un ruolo predominante con conseguenze positive e negative, esercitando, soprattutto in certi periodi, un ruolo di traino dell’ economia.
Il capitolo XIII del volume è intitolato: “La vera minaccia per l’Europa sono gli europei”, per sottolineare il fatto che la debolezza dell’Europa è dovuta alle divisioni politiche, culturali e sociali che ancora sussistono, esacerbate dalla crisi finanziaria. I paesi forti, quelli nordici guidati dalla Germania, perseguono infatti l’austerità a rischio di distruggere il sistema. I paesi dell’area meditteranea, più deboli, chiedono aiuti in cambio della propria adesione allo stesso sistema. Come afferma Pierre Bosco “l’economia, che è al centro dell’integrazione europea, è la continuazione della guerra con altri mezzi”. In questo moderno conflitto la Germania è il paese più forte: essa, come sottolinea Ranci (2015, p. 576) è “tesa a costruire un predominio economico che realizzi l’ambizione fallita sul piano militare. Una Germania pervasa dal senso di colpa per le stragi di due guerre mondiali, dal quale cerca di liberarsi identificandosi con l’Europa che è da costruire sì, ma nell’unico modo che un tedesco dello stereotipo può concepire, cioè dominandola. Una Germania di contrasti laceranti ma vissuti, quindi una rappresentazione tragica ma ricca di empatia”.
La Russia, la Cina e altri paesi cosiddetti emergenti stanno lavorando insieme per formare un blocco di nazioni disponibili a cooperare allo sviluppo economico e alle questioni di sicurezza, in risposta a quello che viene percepito come il fallimento (e anche l’ostilità) del mondo occidentale. La domanda che sorge immediatamente è se l'Occidente, assediato dall'imperialismo russo, dall'Islam radicale e dall'espansionismo cinese, riuscirà a mantenere l'egemonia strategica sul pianeta. Costa è pessimista a questo proposito e teme che l’oscillazione del pendolo della storia sia inevitabile e che produca una divisione in blocchi fra loro contrastanti. “La fine della civiltà occidentale è stata discussa (e annunciata) da molti storici in passato. Prima Huizinga e poi Spengler ne hanno scritto. La dura realtà di oggi dimostra che ora sta avvenendo” (Spannau, 2015). La globalizzazione sta danneggiando non solo l’Occidente ma anche la Cina. Per usare le parole del “procuratore generale della Repubblica popolare” Lin Sheng “la mafia internazionale ha sfruttato l’apertura commerciale della Cina per penetrarne le aziende, alimentare la corruzione e impedire lo sviluppo... Il crimine è un elemento intrinseco dello sviluppo capitalistico” (Costa, 2015, p.482). “La corruzione è un cancro” afferma, in un incontro riservato con Pierre Bosco, il “consigliere di Stato e commissario anticorruzione” Zhou Jianming (Costa, 2015, p.489). Il riferimento è a un grave reato di corruzione commesso dal funzionario Chan Lau, capo del fondo sovrano SAFE-Cofi: Lau è infatti accusato di essersi impadronito di un’enorme somma di denaro, e per questo è stato condannato a morte. In realtà, come Lau confiderà a Bosco nel carcere in cui sta attendendo l’esecuzione, il suo reato è consistito in un’infrazione alle linee guida in materia di investimenti, e non in un’appropriazione indebita di fondi. Le somme di denaro sono state investite in buoni del tesoro dei paesi UE in difficoltà finanziarie e cioè “nei paesi nei quali le opportunità politiche sono maggiori e dove i rendimenti culturali sono più elevati” (Costa, 2015, p.508). Queste somme sembrano essere “enormi per l’Unione europea e gli Stati Uniti, non per la Cina” (Costa, 2015, p.509). L’intento non era speculativo, ma piuttosto mirava ad ottenere un “enorme potere morale e strategico” in caso di default dei paesi europei, ed in particolare la possibilità di scambiare i titoli di Stato con “qualcosa di supremo e unico...i tesori culturali europei” (Costa, 2015, p.510). L’obiettivo era quello di ottenere il controllo sull’Occidente in risposta all’umiliazione subita dalla Cina durante il dominio coloniale inglese, che si era tradotto in veri e propri atti predatori. In questo modo la vendetta verso l’Occidente sarebbe stata consumata non con l’uso delle armi ma con il potere economico e finanziario.
Antonio Maria Costa ha costruito un thriller avvincente, mescolando fantasia e realtà, storia e fanta-politica. Lo stile da romanzo aiuta il lettore a meglio comprendere il significato delle argomentazioni economico-politiche, che tuttavia mantengono il rigore di un’analisi tecnico-scientifica (Quadrio Curzio, 2014). Il titolo suggerisce l'inevitabilità, ma anche la ripetibilità in altre forme, degli eventi storici. La storia può infatti essere interpretata come una partita a scacchi, nella quale “Un giocatore prevale e arriva alla mossa che precede lo scacco matto; ma non ci arriva, e non perché l’avversario compia un miracolo, bensì per l’entrata in gioco di qualcosa della complessità del mondo che era stato tenuto fuori dallo schema della partita, come un moderno deus ex machina che non risolve ma riapre. Così lo scacco matto sfuma e il conflitto si ridefinisce in termini nuovi. Un moto pendolare che, a differenza del pendolo, non si ripete mai uguale” (Ranci, 2015, p. 577). La Russia e gli Stati Uniti hanno perso, e sono destinati a perdere potere a favore di altri Stati, come l’antica Cina ed il Giappone, o di stati più nuovi come la Corea del Sud e le "tigri asiatiche". Chi sarà in grado di prevalere rimane la questione di fondo a cui neppure Costa è in grado di rispondere. La guerra moderna si combatte infatti con la finanza e non più con le armi tradizionali, ad eccezione del terrorismo. E proprio il terrorismo di matrice islamica ha innescato una serie di conflitti le cui cause e i cui sviluppi sono molto difficili da comprendere. Anche un giornalista coraggioso e indipendente come Bosco avrebbe difficoltà, oggi, a rivelare quale sia la realtà dietro le notizie di un fenomeno ambiguo e complesso come quello dell’ISIS. L’auspicio è che Costa possa proseguire nel proprio lavoro di ricerca in questa direzione, includendo in un nuovo romanzo, tra le forze negative, anche il fanatismo religioso.
Recensione a cura di Renata Targetti Lenti
Università degli Studi di Pavia
15 Dicembre 2015
Bibliografia
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